Quella di Lala Lubelska, ebrea polacca originaria della cittadina di Lodz, a nord di Varsavia, e sopravvissuta all’Olocausto, appartiene ad una delle pagine più tristi della Storia di tutti i tempi. Ma è anche una storia di resistenza e d’amore che proprio in un campo di concentramento ha preso forma. Nello strazio e nella devastazione di ciò che c’era attorno, nel campo di lavoro di Flossemburg, dove per qualche tempo Lala fu costretta a dure fatiche, incontrò Giancarlo Cicogna, un soldato veneziano prigioniero per non aver aderito alla repubblica di Salò. Fu amore. Il loro incontro, da subito, si fece consolazione e rassicurazione. Lala conservò gelosamente per mesi un piccolo pezzetto di carta con il nome, il cognome e l’indirizzo di Giancarlo. E perché nessuno glielo sottraesse lo tenne sotto la lingua. A guerra finita, quando l’esercito americano liberò lei e gli altri ebrei sopravvissuti da Mautahausen- era il maggio del 1945 – Lala cercò quel nome, si servì di annunci sui giornali. I due si ritrovarono e sposati, si trasferirono a vivere a Badia Polesine.
Rachele Cicogna è la nipote di Lala e Giancarlo e dei suoi nonni conserva un ricordo vivo che condivide spesso con sua figlia e in occasione della giornata della Memoria con molti studenti di tante scuole del Polesine e non solo. Ai microfoni di RadioKappa il suo racconto restituisce un volto ad una delle tante vittime delle persecuzioni naziste e fasciste, ci permette di fare memoria di una delle pagini più drammatiche della storia dell’umanità, ma anche di guardare avanti con speranza.
Lala Lubelska era solo una bambina quando, nel 1939, i tedeschi invasero la Polonia e costrinsero gli ebrei a vivere nei ghetti marginalizzandoli ed escludendoli dalla vita sociale.
Azioni che per i bambini di oggi sembrano scontate, come frequentare la scuola, a Lala e a milioni di altri ebrei in Europa vennero negate. Poi arrivò il giorno tragico del trasferimento nei campi di concentramento. I tedeschi si portarono via la mamma di Lala e solo qualche mese più tardi trasferirono anche lei con le sorelle ed il papà ad Auschwitz.
Vi rimasero solo pochi giorni perché destinati a Mauthausen. Lala lavorava in una selleria. Ogni giorno per raggiungere il suo posto di lavoro doveva fare 10 chilometri a piedi. Camminava tra i cadaveri di quelli che a tanta fatica non erano riusciti a resistere. Furono anni interminabili di privazioni, sofferenze e paura. “Mia nonna Lala era forte. Non rivide mai più suo padre, né sua madre “.
A guerra finita, tutto ciò che le restava era quel pezzetto di carta con il nome di Giancarlo Cicogna. Ripartì da lì per ricominciare a vivere.
Giornata della Memoria in Polesine
Il racconto di Radio Kappa su la Giornata della Memoria prosegue le azioni territorio su questi temi.
Gianpietro Rizzatello Sindaco di Costa di Rovigo presenta a Polesine Coast to Coast la statua di Alberto Cristini dedicata a Manfred Buchaster, bambino ebreo fuggito dalle persecuzioni in Germania e rifugiato a Costa, inaugurata il 26 gennaio.
Oggi alle 18.00 su Radio Kappa!